Negli ultimi anni la ricerca ha dimostrato che la dieta influenza direttamente lo stato infiammatorio del nostro organismo e conseguentemente il nostro livello di dolore generale. La risposta infiammatoria non è solo legata a traumi fisici, come una contusione o uno strappo muscolare ma bensì anche ad altri meccanismi insiti nel nostro corpo, tra questi, l'alimentazione. Infatti, è noto che i processi infiammatori provocati da una cattiva alimentazione sono alla base di quasi tutte le patologie croniche: dal diabete, all'artrite, alle malattie cardiovascolari, degenerative e per ultimo anche ai tumori.
Negli ultimi anni la ricerca ha dimostrato che la dieta influenza direttamente lo stato infiammatorio del nostro organismo e conseguentemente il nostro livello di dolore generale. La risposta infiammatoria non è solo legata a traumi fisici, come una contusione o uno strappo muscolare ma bensì anche ad altri meccanismi insiti nel nostro corpo, tra questi, l'alimentazione. Infatti, è noto che i processi infiammatori provocati da una cattiva alimentazione sono alla base di quasi tutte le patologie croniche: dal diabete, all'artrite, alle malattie cardiovascolari, degenerative e per ultimo anche ai tumori. Quando ognuno di noi si alimenta, il nostro organismo nel bene e nel male va incontro a delle modificazioni che possiamo chiamare stress alimentari, perché avvengono cambiamenti biochimici nelle nostre cellule come quando si hanno traumi fisici. Solo che nel caso dell'alimentazione il trauma o il cambiamento avviene ogniqualvolta mangiamo, tre o più volte al giorno per ogni giorno della nostra vita.
E' stato osservato che il consumo giornaliero di alcuni alimenti provoca un aumento considerevole dei markens dell'infiammazione come la proteina C-reattiva ad alta sensibilità (PCR), il fattore di necrosi tumorale (TNF) e l'Interleuchina-6. Nella maggior parte dei casi la conseguenza degli stress alimentari si può notare solo dopo alcuni decenni ed è per questa ragione che molte persone rifiutano l'associazione diretta tra dieta, infiammazione e patologia.
L'equilibrio acido-alcalino
L'equilibrio più importante per il nostro organismo e per evitare infiammazioni è quello acido-alcalino. Se l'equilibrio si allontana verso l'acidità, il nostro organismo viene in qualche modo compromesso perché è essenziale avere un rapporto acido-alcalino per mantenere energia e vitalità. I nostri meccanismi (respirazione, circolazione, digestione, produzione di ormoni) funzionano sinergicamente per mantenere il delicato equilibrio tra acidità e alcalinità. Quindi il PH ha una funzione determinante per il benessere generale dell'organismo e deve essere correttamente bilanciato.
Anche le ricerche scientifiche hanno ampliamente dimostrato che le malattie non possono sopravvivere in ambiente alcalini, mentre prosperano in ambiente acido. La troppa acidità inibisce, infatti, la capacità dell'organismo di assimilare le sostanze nutritive, produrre nuove cellule, depurare e riparare i tessuti danneggiati.
L'eccessiva acidità è determinata da molti fattori, tra cui le emozioni (paura e stress) l'alimentazione (alcool, caffè, zuccheri raffinati, tabacco, proteine animali, cibi cotti o trattati), fattori intrinseci (respirazione superficiale, sostanze chimiche, farmaci, inquinamento, mancanza di riposo e di attività fisica) o qualsiasi altro processo che impedisca l'entrata di ossigeno nelle nostre cellule.
Quando il sangue diventa troppo acido, l'organismo (per mantenere l'equilibrio) sottrae i minerali alcalinizzanti (calcio, potassio, sodio e magnesio) dalle ossa, dai muscoli e dalle cellule dei tessuti e a causa di questa sottrazione nell'organismo si esauriscono le riserve dei suddetti fino al punto che il tessuto connettivo si indebolisce andando ad intaccare la consistenza delle ossa (osteoporosi), dei denti che si possono cariare o cadere (paradentosi), i capelli cadono, le articolazioni diventano dolenti (reumatismi, gotta, artrosi), le infezioni si moltiplicano.
Questi sono i segni più evidenti di una acidosi. Inoltre se il nostro sangue è acido si tende ad invecchiare più precocemente. I segnali più evidenti sono: stanchezza cronica, confusione, cattivo umore, difficoltà a perdere peso, malessere, mal di testa, improvviso aumento di peso, stitichezza, problemi epidermici.
Alimentazione
Da molti anni si parla della dieta alcalinizzante. Uno dei primi sostenitori fu Otto Heinerick Warburg che studiò la fisiologia cellulare nella prima metà del 1900. Premio Nobel nel 1931 per la medicina, sosteneva che il PH del sangue influiva nei processi fisiologici delle patologie degenerative.
Nel nostro organismo abbiamo livelli differenti di PH, ad esempio nello stomaco il PH è acido (1.3-1.5) per meglio digerire il cibo. Il sangue è leggermente alcalino.
Ma quello che è importante è il valore intracellulare, in quanto un PH inferiore a 6.8 non può essere sopportato da una cellula e darebbe luogo ad un danno. Quando il PH di una o più cellule è acido si verifica un danno che cadrà a cascata nel circolo ematico, provocandone altri sempre maggiori.
Le cellule per funzionare correttamente dovrebbero essere caratterizzate da un PH leggermente alcalino, quindi di poco superiore a 7.
Il nostro organismo di per sé produce costantemente acidi, a partire dal metabolismo cellulare, fino a quello batterico. Caricarlo di ulteriore acidità con l'alimentazione è pertanto nocivo. L'alimentazione deve invece alcalinizzare il più possibile.
Dal punto di vista alimentare per evitare l'acidosi e quindi l'infiammazione è consigliabile innanzi tutto eliminare dalla dieta gli alimenti pro-infiammatori come: zuccheri raffinati e grassi saturi. Tra i grassi saturi quelli idrogenati (i cosiddetti trans) insieme agli zuccheri sono tra i componenti più deleteri che si possano ingerire. I grassi saturi sono contenuti in abbondanza negli alimenti processati, negli inscatolati, nei cibi precotti e surgelati. Al contrario dei grassi idrogenati, i grassi poli-insaturi, come quelli contenuti nell'olio extra vergine di oliva e in particolar modo quelli contenuti nell'olio di semi di lino, possono attenuare i processi infiammatori, essendo alcalinizzanti.
Rispettando i principi della dieta mediterranea, possiamo essere vicini alle nostre esigenze alimentari. Essa comprende l'80% delle calorie fornite dal consumo di verdura, frutta, noci, mandorle e il 20% da carni magre e pesce ricco in omega-3.
Anche le spezie, come aglio, zenzero e curcuma sono essenziali nella dieta. Le spezie possiedono notevoli proprietà anti-infiammatorie, inoltre insaporiscono i cibi rendendo meno necessario l'utilizzo del sale in cucina.
Vediamo comunque gli alimenti che acidificano maggiormente il nostro corpo:
Tutte le carni senza eccezioni
Prodotti di origine animale (latticini e formaggi, margarina e burro)
Sale raffinato
Farine raffinate e suoi derivati (pasta, torte, biscotti, pane bianco che contiene spesso grassi saturi, margarina, sale, zuccheri e conservanti)
Antibiotici e medicinali di sintesi
Caffè
Tabacco
Alcool
Cibi cotti (la cottura elimina l'ossigeno)
Alimenti in scatola
Carni conservate contenenti aromi e stabilizzanti.
Visto tutto ciò dobbiamo tener presente che con il moderno stile di vita questi alimenti vengono consumati almeno tre volte al giorno e per i 365 giorni dell'anno, determinando una dieta anti fisiologica dalla quale il nostro organismo si difende costantemente. Mi rendo conto che non è facile fare radicalmente a meno di tutto ciò che siamo indiscriminatamente abituati a mangiare. Per alcuni di noi sarebbe addirittura impensabile.
Possiamo, però a scopo preventivo ridurre al minimo l'assunzione di alimenti acidificanti ed equilibrare la nostra dieta quotidiana con alimenti alcalinizzanti, che appartengono alle categorie delle verdure crude e della frutta. Alcune verdure crude o frutta potrebbero sembrare acide al gusto, ma all'interno del nostro corpo generano poi una reazione alcalinizzante. Il limone ad esempio ha un PH di 2.2, però all'interno dell'organismo ha un effetto alcalinizzante probabilmente il più potente di tutti. E' da tenere presente che le verdure crude producono ossigeno, quelle cotte no. Parlando sempre di verdura, in essa è contenuta la clorofilla, che in una pianta è l'elemento alcalinizzante, come il sangue lo è per gli essere viventi. Quindi il consumo di verdure con molta clorofilla come l'insalata e l'aloe è altamente raccomandabile. Parlando della frutta vale anche per questa l'esempio fatto per la verdura. La frutta fresca è in generale un'ottima fonte di ossigenazione così come quella secca: mandorle, le noci, pinoli.
Si consiglia inoltre una abbondante assunzione di acqua. L'acqua costituisce l'80% del nostro corpo, è la veicolatrice di ossigeno per i nostri tessuti ed è un altro elemento importante per l'alcalinizzazione. Ha infatti un valore di PH intorno a 7 cioè neutro (esso oscilla in base ai Sali minerali in essa disciolti).
In generale comunque, una delle regole fondamentali per una dieta sana è senz'altro quella di non mangiare troppo. Un apporto superiore al nostro fabbisogno giornaliero è di per sé uno stress ossidativo e contribuisce quindi all'invecchiamento cellulare. Una alimentazione sana non solo è utile a combattere l'infiammazione, il dolore, le malattie metaboliche, ma è indispensabile per la nostra sopravvivenza.
In conclusione abbiamo quindi visto come le infiammazioni e le patologie sono legate al livello di PH del nostro organismo e come questo possa essere modificato dall'alimentazione. Non è tanto importante seguire diete drastiche, quanto sviluppare una conoscenza e coscienza del cibo che ci renda consapevoli delle scelte alimentari, perché "noi siamo ciò che mangiamo".