Nella mia ormai lunga vita professionale di cardiologo, prima ospedaliero e poi, negli ultimi due anni, “pensionato” ambulatoriale, il sintomo che in assoluto ho più spesso sentito lamentare dai pazienti è “dotto’ cho lu core che ogni tanto me frulla dentro lu pettu, fa le capriole, cho le strasistoli” (la versione dialettale!).
Stiamo parlando di quel sintomo che, tradotto nella terminologia medica, è chiamato cardiopalmo, cioè la sensazione soggettiva del battito cardiaco che solitamente non percepiamo, essendo il cuore un organo involontario dotato di attività automatica spontanea come, per lo stesso motivo, solitamente non percepiamo la contrazione del diaframma (che muove la respirazione) né la contrazione dei visceri intestinali (peristalsi).
Ma guarda caso il cuore, il diaframma e i visceri possono subire forti interferenze di tipo neurovegetativo vale a dire stimoli che, originando dal sistema nervoso centrale cioè la nostra “psiche”, si scaricano sul “soma” come conseguenza di esperienze di vita per lo più negative, meno spesso per una predisposizione endogena (genetica). Sicuramente avrete sentito parlare di “nevrosi cardiaca”, “dispnea sospirosa”, “colon irritabile” cioè di condizioni in cui c’è un’alterazione della funzione ma non una patologia o un danno dell’organo interessato.
Tornando al cuore ed alle extrasistoli, giusto la settimana scorsa nell’Ambulatorio Cardiologico del Centro Medico “La Fenice” di Porto Sant’Elpidio una bella e florida signora cinquantenne acculturata, in fase climaterica e con una vita personale un po’ “complicata” ma senza fattori di rischio cardiovascolare, né una storia di cardiopatia mi dice di sentire ogni tanto “come se il cuore per un attimo si fermasse e poi un battito più forte”.
La signora aveva già “girato” diversi cardiologi che finalmente l’avevano accontentata prescrivendo farmaci con indicazione discutibile, ottenendo un miglioramento del sintomo solo momentaneo (placebo?) che poi si era ripresentato. Alla paziente che dall’espressione del viso manifestava forte ansia e preoccupazione ma anche delle aspettative , ho dato tutto il tempo per rilassarsi, parlare, aprirsi, sfogarsi, raccontare la sua vita rubando, per qualche momento, il mestiere allo Psicologo e subendo lo sguardo severo della mia sollecita infermiera molto attenta al tempario delle prenotazioni. Poi, cercando di essere il più convincente possibile, le ho detto: “Cara Signora non si preoccupi, quello che lei percepisce sono semplici ed innocue extrasistoli che, come dice il nome, sono battiti “extra” che insorgono prima del tempo e sono seguiti da una pausa più lunga che compensa quella precedente più corta per cui il ventricolo ha più tempo per riempirsi così che il battito successivo è più forte, più energico e lei lo percepisce con disagio come una spinta dentro al petto che ,di conseguenza, le innesca una reazione emotiva di allarme. Stia tranquilla, lei ha un cuore sano; la sua extrasistolia come diceva il mio grande professore di Cardiologia (Bruno Magnani) è una “innocente follia del cuore causata dalle follie della vita”.
Ovviamente nel tentativo di sdrammatizzare e rassicurare la paziente ho avuto gioco facile perché ne conoscevo il profilo sanitario: non aveva significativa familiarità cardiovascolare, non era fumatrice, non aveva problemi metabolici né di tiroide né di anemia, non aveva problemi digestivi, non aveva avuto problemi con le coronarie (angina, infarto), non aveva malattie strutturali del miocardio (cardiomiopatie) né di tipo elettrico, all’ecocardiogramma il cuore era anatomicamente normale e la funzione del ventricolo sx era ottima, all’ECG dinamico Holter erano state registrata prevalentemente poche extrasistoli atriali (quindi prognosticamente meno impegnative rispetto a quelle ventricolari), durante un precedente test ergometrico massimale (prova da sforzo) non erano comparse extrasisoli né modificazioni della morfologia del tracciato ECG. L’unica vero motivo di sofferenza del cuore/psiche della signora era un marito un po’ “birichino” dal quale si stava separando, due figli lontani per motivi di studio, due genitori anziani malati bisognosi di assistenza, conflittualità sul posto di lavoro.
È compito del Cardiologo di esperienza, dotato di tecnologia di eccellenza, che lavora secondo scienza e coscienza, stabilire l’ardua sentenza!
A questo punto per passare dal caso clinico particolare all’iter diagnostico corretto della pratica clinica quotidiana (leggi Linee Guida) sorge spontanea la domanda: tra tutti i pazienti sintomatici per cardiopalmo come possiamo distinguere le extrasistoli espressione di “innocente follia” da quelle espressione di un pericoloso “segnale di sventura”? Per rispondere in rima è compito del Cardiologo di esperienza, dotato di tecnologia di eccellenza, che lavora secondo scienza e coscienza, stabilire l’ardua sentenza!
Dott. Giuseppe Marziali