Eccolo! Il momento nel quale la coppia genitoriale pensa: “ci siamo, siamo già in piena adolescenza”. E in un attimo riaffiorano alla mente racconti spaventosi di chi ci è già passato.
Qualcuno parla di “terremoto adolescenza” e l’immagine non è certo idilliaca: urla, conflitti, silenzi, deserto.
Un terremoto è distruzione...e un adolescente? Un adolescente invece è creazione allo stato puro.
L’adolescenza è una terra di mezzo una volta lasciato il pianeta dell’infanzia per comprendere, esperienza dopo esperienza, come sbarcare sul pianeta terra, nel mondo degli adulti. In questa terra di mezzo c’è nebbia, con qualche schiarita di tanto in tanto.
Eccolo! Il momento nel quale la coppia genitoriale pensa: “ci siamo, siamo già in piena adolescenza”. E in un attimo riaffiorano alla mente racconti spaventosi di chi ci è già passato.
Qualcuno parla di “terremoto adolescenza” e l’immagine non è certo idilliaca: urla, conflitti, silenzi, deserto.
Un terremoto è distruzione...e un adolescente? Un adolescente invece è creazione allo stato puro.
L’adolescenza è una terra di mezzo una volta lasciato il pianeta dell’infanzia per comprendere, esperienza dopo esperienza, come sbarcare sul pianeta terra, nel mondo degli adulti. In questa terra di mezzo c’è nebbia, con qualche schiarita di tanto in tanto.
Perché quell’adolescente ricorda benissimo il luogo dal quale viene, ma non conosce la terra di mezzo, tanto meno il pianeta terra, se non per sentito dire. Vede quel corpo che lo ha accompagnato per molti anni trasformarsi giorno dopo giorno, percepisce pensieri e interessi nuovi, non ancora ben definiti. Se da un lato non vede l’ora di sbarcare di diritto nel mondo degli adulti, dall’altro si aggrappa disperatamente al sicuro, caldo e accogliente pianeta infanzia.
In questa fase di vita, si è chiamati ad assolvere nuovi e fondamentali compiti, uno tra tutti quello di “separarsi” dalle proprie figure genitoriali per poter costruire e diventare se stesso. Non parliamo di una separazione fisica, concreta, ma di una separazione mentale. Durante l’infanzia infatti la mamma e il papà sono considerati esseri onnipotenti, i loro occhi mediano la lettura della realtà, sono custodi indiscussi del pianeta fin lì conosciuto. La naturale tendenza a crescere ed evolvere proietta inevitabilmente l’adolescente nel futuro: per avvicinarvisi chiede, spesso a gran voce, di poter iniziare ad osservare quel mondo nuovo e sconosciuto con i propri occhi, sebbene ancora un po’ fragili e inesperti. Ed è qui che entra in scena il co-protagonista di tutta questa vicenda: la terra di mezzo è densamente popolata dal gruppo di coetanei, così simili tra loro da rappresentare un’oasi protetta, nel quale poter essere quel me stesso che ancora non sono, nel quale poter cercare conferme su ciò che vedono i miei occhi.
E poi ci sono quei quattro occhi che dal mondo degli adulti osservano questo caos creativo: la nostalgia per quel piccolo essere che ora invece indossa larghe felpe e appare spesso imbronciato, chiuso nella sua stanza o con la testa tra la nebbia, sempre pronto a dire “no”, ad opporsi a consigli, direttive e abbracci.
Anche la coppia genitoriale in questa fase del ciclo vitale è chiamata a rispondere a un decisivo e fondamentale compito: quello di permettere, con occhi attenti che osservano da lontano e colmi di fede e speranza, che quel piccolo essere attraversi la terra di mezzo, allontanandosi sempre un po’ di più. Sentimenti ed emozioni ambivalenti possono accompagnare questa traversata: l’orgoglio per la crescita del figlio e delle sue abilità e competenze, la speranza che quel figlio diventi un adulto emancipato ed indipendente possono coesistere con la nostalgia del vecchio, con le ansie e le preoccupazioni per il suo viaggio verso l’autonomia, con il disorientamento di fronte a questo “nuovo” e quasi sconosciuto essere vivente.
L’adolescenza è un caos creativo che coinvolge tutto il nucleo familiare: lasciare andare qualcosa di vecchio, per costruire qualcosa di nuovo.
E allora come poter rendere questo caos davvero creativo? Come integrare il vecchio con il nuovo? Non esistono mappe e cartine, ma per anni quei quattro occhi e quelle quattro braccia hanno costruito le fondamenta di un solido ponte, che ora qualcuno sta attraversando.
Quell’adolescente camminerà a passo incerto su quel ponte, fino al pianeta terra, voltandosi, di tanto in tanto, con la fiducia di poter scorgere, tra la nebbia, quei quattro occhi attenti e fiduciosi che dall’altro lato osservano, fanno il tifo, pronti, se necessario, ad intervenire con fermezza per correggere la rotta.
E, finita la traversata, ci si ritroverà sullo stesso pianeta. Ognuno con il suo progetto di vita.