Il gatto è l’animale domestico che si è peggio adattato alla vita in casa insieme all’uomo. Anche dal punto di vista digestivo, è rimasto un carnivoro stretto, nel senso che possiede una limitata capacità di digerire gli amidi.
Ecco perchè è così importante alimentarlo nel modo corretto. In questo articolo conosceremo i felini da un punto di vista alimentare, scopriremo le loro abitutidini e comprenderemo qual è il loro comportamento in natura.
Quando adottiamo un gatto, la prima domanda che ci poniamo è: qual è il miglior tipo di alimentazione che posso scegliere per lui o per lei?
Per parlare di alimentazione del gatto c’è però da fare un passaggio importante sulla loro storia.
La storia del processo di domesticazione del gatto è infatti abbastanza diversa da quella del cane, con evidenti risvolti sulla sua fifisiologia digestiva e il comportamento animale. Il gatto è in natura un cacciatore solitario. A differenza del lupo, da cui discende il cane, il gatto adulto quindi non si organizza in branchi per cacciare. Questo comporta che, in generale nell’approccio all’alimento, il gatto sia necessariamente più sospettoso poichè deve cavarsela da sé e imparare a distinguere fra alimenti tossici e non. Questo atteggiamento si struttura con l’età, motivo per il quale è importante fifino all’anno di età far assaggiare un po’ di tutto al gattino.
Sia che decidiate di seguire una dieta cotta che cruda, potrebbe essere utile scaldare l’alimento prima di servirlo poichè la temperatura attorno ai 37-38° aumenta molto l’appetibilità del pasto. Inoltre, permettere al vostro gatto di fare almeno 4-5 piccoli pasti al giorno è importante per evitare che sviluppi cistiti.
Dopo il primo anno di vita, infatti, la maggior parte dei gatti sviluppa un atteggiamento neofobico, ovvero timoroso delle novità, che lo porta a rififiutare spesso in modo totale gli alimenti sconosciuti. Il gatto è un cacciatore prevalentemente notturno, predatore di piccole prede come uccellini, rettili e roditori selvatici. Fa dai 12 ai 20 pasti giornalieri distribuiti nelle 24 ore.
Il gatto non è un animale necrofago, cioè non mangia prede già morte bensì caccia e uccide piccole prede che mangia al momento. È un predatore del deserto: la maggior parte dell’acqua la ricava dall’alimento più che dall’acqua di abbeverata, per questo motivo non ha sviluppato in modo effificiente il centro della sete a livello encefalico. Il gatto ha un incredibile senso del tatto a livello di cavità orale, anche la forma dell’alimento conta per loro.
L’uomo avrebbe scelto il gatto selvatico proprio per questa sua attitudine alla caccia, che lo pose a guardiano dei granai con la funzione di cacciare e scacciare i topi e i roditori che potevano intaccare le riserve dell’uomo. Per via di questo ruolo, il gatto è stato quindi modifificato molto meno dal punto di vista della fifisiologia e antomia digestiva, conservando alcune peculiarità metaboliche che fanno di lui un carnivoro stretto.
Come dovremmo quindi alimentare il nostro felino?
Quando si tratta di scegliere l’alimentazione giusta per il nostro gatto, oltre alle considerazioni fatte sull’alimento, dobbiamo valutare anche quello che spesso diventa un’impresa non di poco conto, per incontrare i gusti del nostro gatto.
Con tanta pazienza comunque è possibile, nella maggior parte dei casi, convincere un gatto a cambiare alimento. Potremmo proporre quindi ad esempio una dieta fresca senza carboidrati, cotta o cruda che sia molto più adatta alle sue necessità fifisiologiche.
Durante questo percorso è fondamentale però affifidarsi ad un professionista, per avere la certezza di non fare danni, poichè il gatto, a differenza del cane per le peculiarità metaboliche accennate in precedenza, è molto più sensibile a errori alimentari.
Dott.ssa Laura Mancinelli