Editoriale - n.27 Dicembre 2020

Cari lettori,
mancano pochi giorni e poi andremo ad archiviare il 2020, ci daremo gli auguri sperando davvero di esserci lasciati alle spalle un anno funestato da una pandemia che tutti ben conosciamo.

Inutile in questa sede approfondire certi argomenti, ma questa situazione di emergenza ha portato a galla notevoli carenze di una struttura sanitaria pubblica in bilico già molto prima del Covid19.

L’epidemia è stata la famosa goccia che ha fatto traboccare il vaso, pieno di ottimi professionisti (sia il personale medico che paramedico) che quotidianamente si prodigano per raggiungere il miglior risultato possibile nelle loro attività, ma che puntualmente non viene supportato da uno Stato che non sa gestire, non sa pianificare e neppure mettere a disposizione mezzi e fondi per offrire un servizio adeguato ai tempi.

Parlo ovviamente delle interminabili liste di attesa che un cittadino deve sostenere per accedere ad un esame diagnostico di qualsiasi tipo (con il covid spesso impossibili a causa di reparti chiusi e la diagnostica praticamente sospesa).

Qui entra in gioco il ruolo della medicina privata, spesso messa sotto accusa e sotto torchio da uno Stato che ama premiare gli incompetenti e che ama bastonare chi lavora con zelo e abnegazione.

La medicina privata oggi è fatta di strutture notevolmente evolute sia per la tecnologia adottata che per il personale altamente qualificato, sta svolgendo un ruolo sociale importantissimo, andando a colmare le gravi e grandi carenze della sanità pubblica.

Non solo, offre un servizio a misura di “paziente”, cercando di venirgli incontro in tutti i modi, con tempi rapidissimi di esecuzione di esami o visite, costi contenuti, professionalità, qualità dei servizi erogati e, non meno importante, la disponibilità e la cortesia.

Normalmente ogni editoriale di fine anno dovrebbe delineare un consuntivo dei traguardi raggiunti, tracciando propositi e prospettive per l’anno successivo.

Ebbene, abbiamo aumentato nuovamente il numero di copie distribuite della nostra rivista, essendo notevolmente cresciuto il numero di siti di distribuzione.

Online stiamo rinnovando completamente il sito e i social dove siamo presenti.

Numerosissime le richieste e i feedback che riceviamo dai nostri lettori, che desidero ringraziare per la loro fiducia e costanza con cui ci seguono.

Un grazie anche a tutti i nostri collaboratori che ci forniscono i materiali scientifici e a tutti coloro che permettono la realizzazione di ogni nuovo numero della rivista.

Un grande ringraziamento infine ai nostri partner che con il loro contributo ci consentono di proseguire il nostro progetto editoriale, cercando di raggiungere la nostra mission che rimane quella di contribuire a fornire la corretta informazione medica a tutela della salute, perché la prevenzione rimane il miglior investimento per il futuro.

Buona lettura

dr. Alberto Gagliardi

Tremore neurogeno

Che cos’è il Tremore Neurogeno?

Per spiegare il tremore neurogeno possiamo fare l’esempio di tutte quelle sitiuazioni in cui avvertiamo una reazione improvvisa di fronte ad una situazione di panico o ansia. Quel tremolio totalmente incontrollabile che si manifesta spontaneamente si chiama Tremore Neurogeno e sia nel mondo umano che in quello animale (ad esempio nella fuga da un predatore) sembra essere la risposta più naturale per ripristinare il benessere fisico e mentale in seguito ad un forte stress.

Pianeta terra chiama adolescente! Adolescenza: cosa succede?

Eccolo! Il momento nel quale la coppia genitoriale pensa: “ci siamo, siamo già in piena adolescenza”. E in un attimo riaffiorano alla mente racconti spaventosi di chi ci è già passato.

Qualcuno parla di “terremoto adolescenza” e l’immagine non è certo idilliaca: urla, conflitti, silenzi, deserto.

Un terremoto è distruzione...e un adolescente? Un adolescente invece è creazione allo stato puro.

L’adolescenza è una terra di mezzo una volta lasciato il pianeta dell’infanzia per comprendere, esperienza dopo esperienza, come sbarcare sul pianeta terra, nel mondo degli adulti. In questa terra di mezzo c’è nebbia, con qualche schiarita di tanto in tanto.

Varicocele nella infertilità: trattare o no?

Quello del varicocele è uno degli argomenti più controversi dell’area della infertilità maschile, anche se dovremmo sempre più parlare di infertilità di coppia piuttosto che di fertilità in compartimenti stagni. E comunque, molti non urologi, specialisti della infertilità, sono scettici in merito al ruolo del varicocele o della varicocelectomia, cioè la correzione del varicocele, nel trattamento della infertilità maschile. Al contrario, molti tra i miei colleghi urologi sono “entusiasti” in merito alla necessità di un trattamento della anomalia. Coloro che si occupano di riproduzione assistita (PMA) vedono da parte loro il trattamento del varicocele come un ritardo ed un ostacolo al successo della PMA stessa nel caso in cui il varicocele venga diagnosticato “tardi” nell’uomo e la donna abbia già una ridotta riserva ovarica. Trattare il varicocele e attenderne i benefici viene visto da questi colleghi come una perdita di tempo. Andiamo allora a fare chiarezza soprattutto per coloro che, profani dell’argomento, debbano prendere una decisione o consigliare un atteggiamento terapeutico in caso di diagnosi di varicocele. In poche parole chi può beneficiare del trattamento del varicocele in modo da rendere reversibili i danni al testicolo derivanti dal varicocele e come sviluppare strategie di prevenzione dello sviluppo di anormalità dei parametri seminali?